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giovedì 10 marzo 2011

Non si è mai abbastanza gatti

quando abbiamo perduto la pienezza degli affetti
di una vita vissuta puramente
- come i gatti rincorrersi sui tetti
e combattere i piccioni in agguato
sulle cimase, là dove le case muoiono -
non ci resta che inveire svogliati contro il cielo
prendendosela con la primavera, che tarda ad arrivare
con il freddo che rimane
mentre il buio non accetta di morire

potessimo anche noi esplodere di luci
tra i nostri ormoni, tornare animali
per correre dietro agli odori di piante e ragazze
e cercare affamati il cibo per le nostre anime
ma con misura, come solo l'animale sa dosare
senza stancarsi inutilmente, senza parole
guidati soltanto dall'istinto d'amore, dalla voglia
di appagare l'appetito carnale, o la fame spirituale - è uguale

potessimo saltare, mezzo metro in avanti
per scavarci la fossa, infilzati dallo steccato
- almeno sarebbe veloce -
o cantare la vittoria della scoperta
l'ebbrezza di avere tegole nuove sulle quali tremare
e poterci finalmente muovere circospetti
la paura ad ogni passo, pesando i movimenti
ogni singolo minuto sbadiglio
centellinando il sonno, azzerando al minimo
lo sbaglio, pienamente vivendo
il singolo momento.


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