POST HIT: marzo 2011

domenica 27 marzo 2011

Il suonatore che disse Non suonerò più

Ho suonato per tutta la vita
e non potevo fare altrimenti.
Avevo davanti un gran muro
che mi sforzavo di superare
ma a mani nude, senza gli attrezzi adatti
mi convinsi di non poter far nulla
se non produrre suoni
più agili delle mie mani
che portassero notizia di me
a quelli che stavano dall'altra parte
silenziosi.

Ho suonato per tutta la vita
convinto che la mia debolezza
fosse una forza immensa
che la scelta più nobile
più difficile
fosse la mia.

Invece ero soltanto debole
e una mano decisa a svellere una pietra
in un solo secondo ha compiuto
cose più grandi che io in dieci anni
e la musica della polvere che tocca terra
mi farà presto ammutolire
pieno di rispetto
per un gesto che è solo quel che è
senza compiaciuta ostinazione
pacato e sereno
come il torrente che scorre
e scava senza fretta
anche il terreno più duro.


giovedì 24 marzo 2011

IL SILENZIO E' L'AMORE




l'amore è un campo di battaglia,
è un lupo che cammina sul red
carpet ringhiando ai flash delle
macchine fotografiche,
sono serpenti di muro
che corrono lungo il fiume
in direzione del tramonto.

è una ragazza con le labbra fini,
vivide, il collo elegante & i capelli
neri raccolti che legge
Proudhon seduta accanto a te sul treno;
con un corridoio in mezzo che vi divide,
e un amico caro.

è questo, Cristo! un rappresentante di fucili russo,
un punk che aspetta il verde all'attraversamento
pedonale, una crisi di panico dopo tutto
questo sbatti.

quando poi ti fermi a riconsiderare tutto,
e ti sforzi di pensare a questo come ad un fiore
sbocciato di cui conosci l'odore
e provi a sentire violini e sospiri dolci anche
dentro lo sferragliare feroce della
metropolitana, mattino presto,
in direzione di casa
cerchi un bagno per guardarti allo
specchio per vedere se non stai perdendo
denti o pezzi di carne per strada. darti
una controllata in fin dei conti.
per dire che va tutto bene, che è
tutto a posto,
rimugini. immagini, senti solo
rumori di briglie che frustano metallo
e martelli pneumatici, 3 canzoni in testa,
nessuna delle quali è quella giusta.

realizzi che l'atterraggio alla realtà
è sempre duro; ti trovi con graffi,
ferite segrete lungo il ventre
o sulle braccia e denti rotti;
ti mancano le gambe e non hai
voglia di sfidare la morte; ti viene
la fissa di strisciare; stare alla
larga dai confini, cercare un centro, un
bandolo,
un litro di vodka secca:
ci bevi sopra.

e pensi che Carlo B. ha ragione
Luigi C. ha ragione. anche
Enrico T. aveva ragione,
o forse sei troppo giovane per capire
di questioni di stile & ritmo, troppo giovane
perché ti possa fottere qualcosa del calcio
o dell'equitazione in generale, troppo giovane
perché qualcuno abbia l'intenzione di stare
davvero a sentire quello che stai dicendo.

lasci cadere la bottiglia.
spegni la radio.
ti sigilli sotto le coperte in silenzio.
viaggi attraverso le immagini,
aspetti che il male passi.


martedì 22 marzo 2011

INNER CLIMBING, KREUTZBERG

Le nuvole là in alto ci ricordano chi siamo
Ognuno intento a decifrare i propri enigmi
In città auto-custoditesi con cura
E se dietro ad ogni incrocio spunta un muro
In mezzo a tutti i rumori che ora sento
Non capisco se lo abbattono, o lo stanno costruendo.

...


Pomeriggi pastosi lasciati a liquefarsi
Lungo chilometri di storia ormai in macerie
- E pensi che per quanto ci si possa provare
Non c'è mai stato nessun modo per scappare.

...

Gli specchi cantano controcanti stonati
& noi stentiamo a programmare cosa fare
Poi decidiamo che appena fa buio usciremo
- Parlano di una breccia dove si può attraversare.

...

(Come sempre, dietro il muro,
Nient'altro che un altro muro).

...

((Ma al culmine della bassa marea
Quando ormai sto per rinunciare
Penso che sei tu la mia scala
E forse ce la possiamo fare)).

sabato 19 marzo 2011

DegniDelDolore

Andiamo, andiamo tutti
a vedere le macerie,
a dar senso a queste ferie
a disperderci nell'onda,

nella terra che ora affonda.
Ho bisogno che si scriva
della pioggia radioattiva.
Voglio foto commoventi.

Voglio vivere di stenti
e del pane più raffermo,
valicare questo schermo,
esser uomo del mio tempo

e non avere via di scampo;
tanto poco dura il dramma
di chi pensa a un epigramma
senza elaborare i lutti.









giovedì 17 marzo 2011

UN PO' DI SILENZIO, per favore


ogni strada si divide normalmente in due parti
lungo la linea bianca che separa le corsie di marcia

come sempre l'uomo
è geometrico, regolare, compone
in due metà perfette ogni cosa
l'obiettivo è schierarsi, prendere posizione
affiliarsi e poter dire Mi piace
questo, quest'altro mi fa pena
Io sto dal lato giusto

protagonista assoluto
il Dibattito, questo grande fantasma
che rende equivalenti opinione
e liberazione, che dice Parla
e sarai salvato
Tutti possono parlare, tutti
devono scegliere da che parte stare

///////////////////////////////

Tutti possono parlare, tutti?
Perché quando terribilmente la terra trema
quando ruggenti le scosse ricordano a noi
che siamo microbi, ai nostri padri che non sono invincibili
allora misuriamo il tempo attentamente
prima del nostro miserabile intervento
nel dibattito collettivo, inspiegabile, se siano giusti -
Sono giusti
questi diecimila morti?

forse solo pensando sottovoce
coglieremo l'enormità della disfatta
la grande indolenza del pianeta
che con un gorgoglìo di pancia
ci ammonisce
ad abbassare il tiro

giorni festivi e strade deserte

in macchina non si ha mai il tempo di guardare le cose
il paesaggio, le anime che stanno intorno, il cielo
ma a volte capita di dimenticare la velocità
e di gettare gli occhi oltre
è possibile allora percepire oggetti incredibili
come le due file di alberi che costeggiano la strada
con i rami alti che si intrecciano, che si sfiorano
e percorrere la navata di una chiesa vitale è meglio
che baciare i banchi e il sedere del prete

poi, in questo striminzito boulevard padovano
ci sono altre cose incredibili
come le bandiere
che ci ricordano dove abitiamo
e cosa significa abitare
prendere su di sé le gioie, i dolori
soprattutto i dolori
della propria terra martoriata
e ricordare che esiste anche la chiesa vitale
anche un altro paese
con meno nebbia e meno mazzette
con meno meschinità forse, e meno preti
con più passione
e voglia di restare, o di fuggire, con voglia
con l'anima e con il corpo
soprattutto il corpo
fisicamente impressi con le nostre ombre
schiacciate dal sole
di questa primavera
che non l'abbiamo mai aspettata con più ansia


150.

E' appena cominciata la festa
- Ho già i postumi e il mal di testa

martedì 15 marzo 2011

FUORI STAGIONE




Non ho nemmeno più scuse
per giustificare la mia presenza
qui, né per esigere l’ascolto di chi mi
è ancora caro, la pazienza reclamando
come elemosina,
schernirmi con parole di rimando,
scusandomi per i ritardi in anticipo,
avendo la cura d’arrivare solo, sia chiaro,
ad appuntamento mancato;
puntuale & tempestivo,
implorando perdono, sempre
procrastinando, all’inseguimento,
prendendo tempo o perdendone,
vergognandomi di questa raffica di colpi
di silenzio & di pretesti che ho indosso;
paralizzato dal panico d’arrivare troppo presto
(trovare la piscina ancora vuota & schiantarmi)
dalla paura d’essere ultimo
(restarne fuori, scoprendola sguazzante, stipata)
ma più di tutto m’inchioda al trampolino
il terrore di giungere al momento giusto.

Disastri

Un'autoarcheologia #1

Che pietà si può pretendere da me
Che mi sbafo stragi & tragedie a colazione
Le intingo nel caffellatte guardando "Unomattina"
Canticchiandone la sigla spensierata
"Il terremoto"
"Gli omicidi"
"Gli aborti"
"La repressione degli insorti"
"Centomila milioni di morti"
(Ma quando son crollate le torri
- Nell'enigma dei miei 15 anni -
Mi ricordo la telefonata
Terrorizzata di mio padre
Che a mezza voce mi diceva
"Da oggi siamo in guerra"
E io non capivo bene
Ma se adesso mi conto le ferite
Mi accorgo che l'ho combattuta anch'io
Nella retroguardia delle case fuorisede
E delle discoteche di periferia)

lunedì 14 marzo 2011

Il Perdono?

Forse dovremmo
anche noi qui
volgerci ai piedi
lasciare il cielo
aggrapparci alla terra
e capirla, così
quando viene
a mancare


domenica 13 marzo 2011

(Contro la) Forma, n'est-ce pas?

Farfugliando, fonfo, formalità fittizie
Arròvoli appaesate assonanze.
Cosa è che cerchi con codarda costanza?
Empi elementi? In evanescenza educi!
Rifuggi, ramingo rottore:
Epurati eliminando superficie.

Accanto, la asontanziale ambiguità
Uccide una lettura universale.
Dentro dolorose doglie
Educati eminenti emistichi
Tessono trama profonda.

sabato 12 marzo 2011

Alla mia amata società dei consumi

Bene io sono pronta-
accendi tu le luci?


Genio civile

Graffetta a sangue
le due sponde
sulla ferita maestra della città,
ma come sposa bene le cortecce,
la ruggine!

Spinge in giù la gravità
E il dolore spinge in su.
Il ponte di ruggine non crollerà.



(POSTILLA SENTENZIOSA)

(Gli studiosi dei riti di passaggio
Mi daranno senz'altro ragione:
A ogni cambio di stagione,
Morte, e resurrezione).


Pura Vida

Ed è più che una speranza ormai
(Ribolle in tutti i pori della pelle)
Che nonostante gli strascichi di freddo
Di un dicembre che dura da due decadi
Presto - molto presto - ci incontreremo
Io & te per caso davanti al palazzo L.
Contemporaneamente richiamati da qualcosa
(Il sole non sarà ancora tramontato)
E il mondo ci sembrerà così facile
Che ci sentiremo in dovere di fare un'impresa
E quando ridendo dirai "Potremmo andare al mare"
Per la prima volta dopo tempo immemorabile
Capiremo che è fattibile di nuovo
E faremo la statale a 130
Senza paura di tenere i finestrini abbassati
(Finalmente l'autoradio darà musiche di festa)
E poi di corsa fino in spiaggia
A seminare le nostre impronte sulla sabbia
E non ti avrò mai vista così
Berbera & bellissima
Non ci sarà nemmeno il tempo di riprenderci dal fiatone
(C'è così tanto da recuperare)
E non avremo più bisogno di parole
- Se ti guardo capisco cosa fare.


giovedì 10 marzo 2011

Non si è mai abbastanza gatti

quando abbiamo perduto la pienezza degli affetti
di una vita vissuta puramente
- come i gatti rincorrersi sui tetti
e combattere i piccioni in agguato
sulle cimase, là dove le case muoiono -
non ci resta che inveire svogliati contro il cielo
prendendosela con la primavera, che tarda ad arrivare
con il freddo che rimane
mentre il buio non accetta di morire

potessimo anche noi esplodere di luci
tra i nostri ormoni, tornare animali
per correre dietro agli odori di piante e ragazze
e cercare affamati il cibo per le nostre anime
ma con misura, come solo l'animale sa dosare
senza stancarsi inutilmente, senza parole
guidati soltanto dall'istinto d'amore, dalla voglia
di appagare l'appetito carnale, o la fame spirituale - è uguale

potessimo saltare, mezzo metro in avanti
per scavarci la fossa, infilzati dallo steccato
- almeno sarebbe veloce -
o cantare la vittoria della scoperta
l'ebbrezza di avere tegole nuove sulle quali tremare
e poterci finalmente muovere circospetti
la paura ad ogni passo, pesando i movimenti
ogni singolo minuto sbadiglio
centellinando il sonno, azzerando al minimo
lo sbaglio, pienamente vivendo
il singolo momento.


mercoledì 9 marzo 2011

SIGNORE! AIUTAMI A SOPRAVVIVERE A QUESTO AMORE LETALE







All’improvviso, senza che riuscissimo
a disserrare le palpebre per darci il primo bacio
per la seconda volta,
come una donna isterica, una canzone ancora stridente
dal ritmo che arranca, lei venne
a spalancare le porte ridendo;
le porte chiuse dietro le quali c’eravamo ritirati
in stanze di specchi e cristalli denti di luce
bianca quando tutto pareva filtrato da barriti
lunghi [provenienti da echi a nastro] che scivolavano
lenti al modo di tappeti trascinati per ore
[come cavalli da lavoro a tre gambe]
ed eravamo assieme ma sempre troppo
occupati, ventotto anni spesi ad aspettare,
pareva che dovesse succedere tutto in ogni momento
ma non accadeva mai niente.

Invece. Era Novembre appena. Lei venne,
a sfondare le vetrine stanandoci fuori. All'aperto.
Dei ragazzini stavano tirando sassolini al muro
dalla strada: le piccole pietre s’infrangevano sulla
superficie verticale battendo colpi dal suono sordo.
Gli alberi. E ancora i nostri sogni congelati risvegliarsi.
I mandolini lontani persi nel riverbero.
Li potevamo sentire fiorire piano e salire,
montare e crescere sempre più forte
fin quasi sul punto di svuotarsi.
Pronti ad esplodere. Visioni!

Come uno schiaffo di sole aveva afferrato per i capelli
le nostre teste, le sue labbra brillavano
[tutta la città riversata nelle piazze].
Come una bocca da fuoco aveva fatto cataste dei
vetri scaraventandoli nell’aria, e questi si erano
tutti frantumanti scagliati contro il cielo, impigliatisi
come gemme fra i rami dei pioppi bianchi spogli.
Prismi deflagranti di chiarore. Visioni!

E vidi. E vedemmo tutti.
E ci demmo il nostro primo bacio per seconda volta.
Fu allora che guardai diritto avanti a me e lessi una
scritta, sul costone del divisorio.
Sotto di quella due uomini si stavano baciando
[ci sono dei rimedi che sono peggio della malattia]
e la dicitura era in russo. E piansi.



martedì 8 marzo 2011

Cambi di stagione

Abbiamo anche stavolta contro ogni previsione
Superato l'inverno
Rintanati in case soppalcate
In stanze con pareti di roccia come muri
Dove non ci sono mai stati cristi appesi
(Ma ognuno con i propri crocifissi
Tutti tatuati sottopelle)
Riscaldati dalle braci
& baci ubriachi
Indossando chilometri di sciarpe
Ma sempre con le stesse scarpe estive
E adesso non aspettiamo altro
Che le prime notti calde abbastanza
Per arrampicarsi sui panni stesi
E ululare d'amore alla luna.


lunedì 7 marzo 2011

Bonaccia

la testa è il mare
una doppia possibilità due volte:
in superficie piatto come una tavola
o sbrecciato, tagliato in mille increspature
dalla lama fortissima del vento; invece
in profondità tragedia delle correnti
o calore, tepore tenue di vita
la testa è il mare, la nostra testa è il mare
– fin qui ci siamo
ma qual è la situazione del presente?
solamente la bonaccia in superficie
il vento che non soffia, non soffia mai
le vele macilente, nere, della noia
le vittime, sottratte al movimento
sano del pensiero, all'albatros
che è stato ucciso e quanto tempo ancora durerà
la morte, quante carni marciranno al sole
quante grida putrefatte di sconfitta?
il problema è proprio questo, che nessun
marinaio addosserà la colpa su di sé
l'uccello al proprio collo
ma soltanto due dadi lanciati
– e se una mano fermasse l'altra mano
con un silenzioso atto di coraggio –
contro il legno del ponte dalla Morte
per portarci via finalmente o lasciarci
qui a marcire



venerdì 4 marzo 2011

FLOTANDO





In piedi - nubes en el horizonte -
a picco sulla scogliera
(siamo ombre di hombres)
alla fine della terra, non una bava di silenzio
tira un vento bastardo dall’oceano
ci soffia sulle palpebre il sale
e non abbiamo altre parole
scendiamo a surfare
correndo giù per i faraglioni
 - es peligroso - ma le onde
curano la paura – imprudencia
temeraria - non si può
star qui a guardare tutto
questo bendidio divertirsi senza
di noi, brucino le risposte e
i professori con i sigari in
bocca che parlano per sentito dire
del mare e delle litanie leggendarie
- palabras de muerte -
le raffiche fredde inebriano il
mattino – mecerse con el viento - indugiamo
tesi sulle tavole a pelo d’acqua
- vamos detràs de las olas -
un cavallo verde nero sputato dal ventre
degli abissi, ne risaliamo il dorso e siamo in groppa
stretti alla criniera di schiuma
- soplaban vientos nuevos - come
fiammate di fuoco fuse nella corrente
risuscitati dalle acque, il nuovo
cristo americano non cammina sui mari
galoppa sui temporali ed è fiato
- disolverse en el viento del oeste  -
senza insegne.
E questa terra desolata di frontiera battuta
dal vento è la nostra madre reietta un po’
disfatta – leche materna de viento gélido -  
qui ci tufferemo – al fondo -
    



MUMBLING, 2:00 A. M.

Ritornare nei posti dove hai vissuto
Quando ancora andavi a scuola
E vivevi, come si dice,
"All'ombra di un campanile"
E rifare le stesse strade in bicicletta
(Magari anche ascoltando le stesse canzoni)
Con il vento che ti squaderna le ferite
E pensare a L. che ti piaceva allora
Con del sangue dublinese nelle vene
Che oggi starà facendo un'internship in qualche posto
Incredibile del mondo
E stanotte prima di addormentarsi di sicuro non penserà a te
Che perdi sempre più capelli sul cuscino
E vivi in un Paese in recessione
Aspettando come tutti
Di sprecare
La prossima occasione.



mercoledì 2 marzo 2011

Il Tempo dell'Assenza

questa sinfonia di voci
filtrate da vetrate e
muri, solai
che ascolto dentro
questo vuoto a perdere
che è tutto ciò che
possiedo mi infonde la
tristezza di 77 treni in
partenza.
una bufera non dura un
mattino intero né un
temporale giorni.
così la durata d'ogni
tragedia si condensa
nel respiro d'un
attimo.
.