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martedì 24 luglio 2012

SMARTPHONES, STUPID PEOPLE





[Quest'estate tornano di moda i lanciafiamme]



Uomini parlano con l’ignoto sbraitando attraverso le cuffiette;
parlano da soli con lo smartphone e sembrano tanto coglioni;
intendiamoci subito, vorrei stringere loro la mano, sul serio.
Ce ne ho uno affianco a me, in piedi, dentro questo bar insipido di provincia.
Ci dividono in fin dei conti  tre metri d'aria da un lato all'altro del bancone,
due martini e cinque/sei anni di differenza d'età a mio favore, una manciata di centimetri
fra abbigliamento e biancheria intima che abbiamo addosso. Così a occhio.
Quella sarebbe la questione. Parlarsi.
Diamo nomi a barriere irreali. Il nome della mia adesso è "combo pantaloni bianchi/mocassino arancio/abbronzatura artificiale/cadenza al telefono da stronzo".
E' che non mi viene un nome più corto al momento; sia chiaro: niente in contrario ai mocassini.
Sono le combo che ti rendono insopportabilmente aderente ad uno stereotipo.
Avete presente tipo i ragazzoni veneti che migrano ad Ovest, verso Milano magari, a studiare in un
prestigioso ateneo (magari privato) economia & marketing?
Non è ho trovato uno fin’ora che non possieda un paio di Hogan. E le Hogan non sono mocassini, ma diciamo, un livello successivo di status. Bè non capisco un cazzo di scarpe e va bene così.
Chiedete loro. Resterete stupiti. E ce le hanno perché è lo standard cui mirano ciecamente,
a cervello spento, che li ha spinti a comprarle.  Sono davvero orrende.
Ma cazzo andate ad un aperitivo nei posti più tristi e fatevi un idea. Lanciafiamme. Quelli sono malauguratamente fuori moda. I muri non passano mai di moda.
Ma impareremo presto ad attraversarli (come avevano imparato i berlinesi, come hanno fatto i messicani; come fanno ora i palestinesi, da qualche parte nelle notti della striscia).
Ecco cosa è invalicabile. Lo stereotipo. Un cliché sociale passa tutto attraverso gli estratti conto. 
Roba SERIA.
Ma sarebbe solo questione di parlarsi, cazzo.
Ora vorrei parlare a questo tipo, vorrei che riuscissimo a dirci delle cose mettendo da parte i nostri reciproci pregiudizi.
La butto lì,  ironico e pateticamente coglione,
- Si può sapere che cazzo hanno di speciale ‘sti smartphones?-
faccio allo splendido, ridendo;  mi guarda dall’alto verso il basso e ritorno, ecco mi ha fissato le scarpe. Non ho passato l’esame d’ammissione credo.
-Scusa che cazzo vuoi?- fa.
-Eugène, piacere- mi presento, faccio per stringergli la mano, si ritrae schifato.
-Senti coglione se hai intenzione di rompere le palle a qualcuno hai scelto la persona sbagliata- si sistema il vestito, fa cenno alla barista per pagare.
-Vai a rompere da un'altra parte, o ti spacco la faccia- , ha detto proprio così. 
Gli rido in faccia.
Certo che lo stereotipo è una certezza comoda.
E’ un deserto.
Connettività roboante: telefoni che ti fanno, ci manca poco, anche la lavatrice e ti collegano con il mondo intero e non si è più nemmeno in grado di rispondere ad una semplice domanda da curiosi? 
Vedo solo voragini sociali bianche e solitudini di gruppo. Lui è uno di queste e mi fa pena. Mi faccio pena. Mi fa pena questo bar del cazzo e decido di lasciar perdere.
Mi chiudo in un silenzio stupido, ritratto come un animale che fiuta il territorio, pelo ritto, fermo.
Lo fisso, questo tipo, mentre paga ed esce fuori.
Siamo stupidi.
-Stronzo, vergognati! Dar fastidio alle persone a questo modo! Vaffanculo, vai a lavorare!- mi fa , uscendo indispettito & impettito come un pavoncello . Faccio spallucce e rido. Eccomi di nuovo solo col bicchiere. Certo che alla gente le domande mettono proprio una paura bestia. La fifa.
La mettono tutta sul personale. E io non ho ancora capito che cazzo hanno di speciale gli smartphones
né m'è mai riuscito di capire niente a proposito delle lamentele delle madri 40enni riguardo la propria diminuita sensibilità clitoridea.
Eccomi di nuovo solo con il bar.
Una coppia di ragazzi  seduti al caffè non sa più che dirsi;  stanno zitti anche loro rimestando i loro capuccini, dal televisore sintonizzato su un quiz a premi un sepolcro abbronzato grida alla concorrente “risposta esatta!!!”
Ma la domanda, la domanda qual è?



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