POST HIT: aprile 2011

martedì 26 aprile 2011

Montaggio

Se sapessi dire altro che “fuori” e nei modi del suo contrario. E andare in fondo, fino a: non divide, ma resiste. dire “linea”, “filo”oppure “fuga”. ci riuscirebbe la sintesi in 0/1 a sgranare i palazzi a dirimpetto? che scelga i punti giusti, che possano scorrere ed essere detti - Non so, ma continua a chiedere - Da qui ci vedo camicie azzurre e terrazzi di fianco. Qualche braccio e un cappello - forse -

e “altro”.


PADOVA E' UN ACQUARIO

Te ne accorgi quando
Un giovedì sera qualsiasi
Conosci per caso X
Amica di un'amica di un'amica
E scopri che vi eravate già parlati
Alla festa d'addio di Y
E lei di te sa che [...]
E tu di lei sai che [...]
Ancora prima che te lo dica
Perchè fare previsioni è facile
E rispettarle richiede poco sforzo
Anche se la corrente contraria è forte
E non sai più in che direzione è il porto.

...


Padova è un acquario
Un acquaio
Ci tuffo la testa dentro
Passando notti intere in apnea
Fra i sommozzatori del sabato sera
& gli spiaggiati dalla bassa marea.

...

Padova è un acquario
(E noi siamo tutti pesci
Che sbattono sulle pareti)

lunedì 18 aprile 2011

LA NOTTE E' GRATIS


La notte trascina
in sé sabbia d’anime strepitanti
e rabbia, l’esaltazione, tumulti
di teste stordite esalando, ruggenti.
E’ rumore.
C’è di tutto davvero:
una vecchia che danza con
delle ragazzine fuori da un locale
dietro la stazione; esce in strada
una musica storta di porte vellutate
sotterranee e urla scimmiesche.
Bambini che dormono in incubatrici
asettiche.
Poliziotti che giocano con la paletta
e il loro porto d’armi seminuovo.
Cantori d’inni fanno il filo al satellite
dell’amore e non prendono mai una nota
giusta.
Tutto scola a valle goccia a goccia,
verso la risacca dell’alba; si culla
indugiando su sponde fatte di conversazioni,
rive di letti vuoti e vani chiusi a chiave,
dondolando. Passeggeri arenati lucenti.
Sono bocche che s’illuminano di sorrisi.
E donne che abbracciano sanitari in ceramica
inginocchiate, le braccia attorno al collo
del loro più grande amore, genuflesse
a vomitare. Le città mute
immobili dentro la corrente scivolano giù
affondando nell’oscurità, liquide.
Che splendore.
Spezza argini, e preme innanzi. Schiocca.
Ronza la notte che scroscia e sciacqua
via la doccia di passanti; gli astanti,
il pubblico non pagante,
Benedicendo.
E di continuo rendendo
grazie al sacro sgorgheremo
come sta accadendo ora.
Nel corso fluido rossastro blu
ocra, immersi corriamo
con o senza vita ai piedi ridendo,
andando incontro alla foce, ringraziando
il buio generoso d’averci dato uno strappo
tutta la notte, incontro al mare, ogni
aurora l’ultima volta.
E’ una meraviglia.
A mano col mondo
intero, ringraziando d’essere arrivato
in braccio al giorno a gratis.



sabato 16 aprile 2011

Umile

"...alla pena di anni sedici".
E' omicidio volontario.
E così va a farsi fottere
il coraggio
di studiare le Lettere.

Umile, l'azzardo
è sentirmi come voi
parte di chi
non ha alternativa;
non si chiama
professione,
ma fa rima.

E né medico né giudice
Amo solo uno strumento che
non suono.
Applaudo umile e sincero
non rimpiango mai l'eroe che
non sono.







giovedì 14 aprile 2011

I teoremi delle elementari

Non saranno i posti giovani
Non sarà avere mille tessere
E non sarà certo il terzo mojito
A farmi andare controcorrente.

lunedì 11 aprile 2011

GO WITH THE FLOW

Sgranarmi, assottigliarmi
Allenarmi ogni giorno a
Sciogliere il grumo
Ad allentare il
Dannato nodo di
Passioni & carbonio
Che infine sono
Sforzarmi di comprendere
Che niente ha senso
Perché non ce n'è bisogno
& accettare che ci vuole
Una vita di sforzi
Per dilapidarsi senza disperazione
Chiudere gli occhi, serenamente
Dissolvermi nella corrente.

Falsa partenza

I muscoli tesi sospesi sui blocchi;
con gli occhi, fissi, addocchio il corridoio.
Io muoio, intanto, sgraziato dall’attesa!
Che offesa, allo sparo di pistola
sentirsi dire da un giudice d’aprile:
“che guaio, devi ripartire”.

sabato 9 aprile 2011

AccaDueO

il corpo scarnificato
di chi nella vita ha visto solo pioggia

l'iride vacua, la bocca slabbrata
di chi la corrente lo corrode da quando è nato

come vene i torrenti come mani
risorgive

come peli le mangrovie sospese
su di un grande grandissimo fiume tropicale


(e tanto vale
che il corpo sia acqua
dato che la vita scorre e che moriremo presto
gettandoci dalla foce al mare
in bocca un misto di dolce e salato)

giovedì 7 aprile 2011

LIRICA DELIRANTE DEL VIAGGIO





(a mani nude,
invocando il mantra
 sempre uguale,
 il suono primo)




Prima di partire,
considerato il fatto
che qualcosa si deve
pur portare
per il viaggio,
(ognuno il suo bagaglio)
interrogando il vento
e le sue rotte
avete avuto in seno
un ansia d'aria,
in sogno un prematuro
mal di mare.

Fili d'ombra striavano
le acque quiete al porto,
riflessi di corde ancora
tese all'attracco,
domandavate loro
mute, muti:
- Cosa prendiamo con noi
per il viaggio, quanto dura?-
Si risponde col silenzio
alle richieste dei
naufraghi del ventre
e questo avete avuto
indietro appunto
(ognuno il suo bavaglio)

Mentre, venendo incontro
a voi l'ora del travaglio,
cercavate scuse buone
per restare,
sforzo vano,
non avendo affatto artigli
né un appiglio,
vi fioriva in volto,
fissa, la paura del
trapasso.
-Ma è tempo d'andare!-
dicevate, gli ormeggi
spezzando controvoglia, e,
rotto ogni indugio,
lasciavate per sempre
la sicurezza del primitivo
rifugio.

Avete celebrato vita
come un lutto,
venendo al mondo
nudi e piangendo,
a mani vuote,
ecco tutto.
Prendendo con voi,
come fanno i viaggiatori
saggi, soltanto il
peso che sareste
(forse)
stati in grado di portare.

mercoledì 6 aprile 2011

FALSE PARTENZE

Un'autoarcheologia #3

"Se arrivi al traguardo per primo
Alla fine ti diamo un premio"
Ma adesso che vedo l'arrivo
Temo che il giudice non fosse serio.


Volevo esplodere a Siena
Ora esplode solo il mio mal di testa
"Ritorna all'ovile, abbassa la cresta!"
(Ma chi credeva che la realtà fosse questa?)

...

(Sono circondato da tutte le parti
Ognuno mi grida: "Salta!"
"Ma in che direzione, scusate?"
A questo non danno risposta).

...

((San Gimignano Homemade Madeleines

Vacanze in agriturismo
Nel riflusso di fine anni Ottanta
Posti di mare di cui ricordo
Soltanto il sole che invade una stanza)).

...

"Ma ci troviamo soltanto con quelli
Che hanno un navigatore della stessa marca?"
Dubbi che sorgono mentre guidiamo
Lungo una strada semi-deserta.

...

Sbaglio strada ogni cento metri
Il navigatore non sa più cosa fare
E nonostante provi a ricalcolare
E' ora di scendere, e camminare.

...

IL CURSUS HORRORUM FINISCE
PRIMA ANCORA DI COMINCIARE

...

Quest'estate (copione per risposte evasive):

- Ho viaggiato (col pensiero)
- Ho aspirato alla libertà (e l'ho subito espirata)
- Ho tentato di volermi male (ma poi non ne ho avuto il coraggio)
- Ho vagabondato sotto ponti metafisici
- Ho provato cose per gioco rischiando grosso di prenderle sul serio
- Ho nascosto foto nei cassetti per ritrovarle quando ne avrò bisogno
- Ho sofferto di agorafobia sdraiato da solo sul letto
- Ho cercato di svoltare (ma mi ero dimenticato la freccia)
- Ho incontrato gente strana in posti del tutto ordinari
- Ho fatto impazzire il navigatore satellitare in Toscana
- Ho tentato di fare passi più lunghi della testa

- Ho decisamente esagerato con i paradossi.

...

BACK TO THE START

Mi preparo per il ritorno
(Sta tramontando? Spunta il giorno?)

ERASMUS DIARY

Un'autoarcheologia # 2

09/10/2009

(FORECASTS)

In questo Erasmus sarà inevitabile:
Conoscere gente che non ti piace
Uscirci insieme
Stare solo quando non vorresti
Non capire le cose più semplici
Vederti con ragazze che non fanno per te
E pensare che sei l'unico rimasto sano
Mentre sei solamente uno dei tanti
Che si credono meglio di quello che sono.

...

17/10/2009

(lost my credit card)

Con il mio bancomat probabilmente
Adesso qualcuno sta
Facendo spese pazze in un LIDL di provincia
O alla Mediaworld
E si prende il televisore piatto
Due birrette
Ed è contento
E allora forse è giusto
Va bene così.

Amen.

...

25/10/2009

Non sono ancora un bravo Erasmus
Troppo pudore a pronunciare la parola "amico"
Ci riesco solo sottovoce e di spalle
Quando nessuno sente cosa dico.

...

(CONTRA FACEBOOK

Il discorso lasciato a metà
Con la mia barista preferita nel
Zeugnis Cafè di Heidelberg
Che è svaporato nell'aria fredda di questo pomeriggio
E ormai non è niente più che condensa sui vetri del locale
Come potrei riprenderlo adesso
Nonostante Facebook e Twitter e la telepatia?)

...

20/11/2009

E così mi trovo anch'io
Com'era ampiamente previsto
A frequentare il bar degli Erasmus
A cercare di conoscere gente
Di cui non mi interessa assolutamente nulla
Che viene da Grecia Turchia Egitto
Galapagos Tonga Malaysia
Dai poli dagli antipodi da Marte
Che fanno tutti le stesse cose
E si cercano di vendere bene
In questa che alla fine
Come non chiamarla concorrenza?

...

1/12/2009

(E questa sottospecie di lacrime
Non certo da prima visione
Che si solidificano sulla faccia
Benchè cerchi di guardare altrove?)

...

26/12/2009

Tutto stava già lì
E lo vedo solo adesso
Ma come accorgersi, se non troppo tardi
Dell'amore dentro i tuoi sguardi?

...

NATALE CON I TUOI

Una festa anomala
Dove mangiamo la crisi
Nel cenone di quest'anno
Che ormai è "comprato fatto"
E io mi ricordo di noi da piccoli dai nonni
- E allora ci credevo a Babbo Natale
Perché esisteva veramente
Ma adesso come farebbe a portare
Cellulari e Nintendo DS? -
Che giocavamo tutti insieme
E vorrei piangere, e invece niente.

...

27/1/2010

Facebook
Che ancora tormenta le mie serate
Quando si scopre che non ce l'ho
Anzi che sono contro...
"I mezzi dipende da come li usi..."
"Cameriere, mi porti il conto!"

...

LISE

E così anche lei se ne va
Senza che praticamente ci siamo conosciuti
"Volevo dirti una cosa..."
Impossibile, per via dei saluti.

...

3/2/2010

TRAUM(A)?

Nel dipartimento di Archeologia di Heidelberg parte "Oloja que llueva café nel campo", i prof. escono dagli studi, formano le coppie, e si mettono, lentamente, a ballare.

...

3/3/2010

Noi che traslochiamo una volta ogni sei mesi
E abbiamo sempre i trolley sotto ai letti
E torniamo innamorati come prima
Anche se ci ricordiamo solo i difetti.

...

(Naturalmente l'ultima spesa al REWE
L'ho già fatta senza accorgermi
E pensare che avevo calcolato tutto
Il modo di congedarmi da ogni reparto
E invece è già tutto finito
Sono le otto, e già sono in ritardo).

...

01/04/2010

BACK TO THE START

Rivedere gli amici dopo tanto tempo
E sentire le solite due battute
(((E a questo punto, come dirglielo
Che non ti erano mai piaciute?)))

domenica 3 aprile 2011

Nel giardino

Nel giardino soltanto
lo scorrere lento e lieto delle stagioni
uniforme nel suo nascere e morire di fiori
- germoglio e distacco, caduta
e nuova nascita -

a volte ti pare di vederlo in sogno
oppure senti grida e schiamazzi
dall'esterno e sono vicinissimi
e la quiete è minacciata
e capisci che lì sta tutta
tutta la sua importanza - nella fragilità

e ti chiedi se saprai
lasciarti alle spalle i fiori
e le morbide azioni quotidiane
come la distribuzione dell'acqua
e la potatura, ti chiedi
se saprai gettare al di là di queste mura
lo sguardo, ti chiedi
se gli usati, conosciuti strumenti
ti cadranno di mano al momento giusto
e se varcherai la porta
non guardandoti indietro
perché la tua Euridice sta lì fuori
nel mondo, tra le grida.

sabato 2 aprile 2011

Anni in regionale

(Ogni volta che mi sono detto "domani parto",
Mai niente che sia andato in porto).


Accorgersi all'improvviso
Mentre inseguo il milionesimo treno
Nel trompe-l'oeil di Via Indipendenza
Che rincorro da tutta la vita
E conosco a memoria, credo,
Ogni binario metro per metro
E pur avendo vissuto
Una stazione per ogni stagione
(Vicenza - Padova - HD - Macerata)
Ho imparato poco o niente
Che bisogna sempre tener d'occhio i cartelli
Che i binari non portano mai dove dicono
Soprattutto che quando si parte davvero
Non bisogna guardarsi indietro
(Ma devo ammettere che talvolta
Mi sono anche sorpreso a boicottarmi
A seminare di sassi il sentiero
Perchè se un posto lo amavo in fondo
Partivo solo per gustarmi il ritorno).

venerdì 1 aprile 2011

D. S. R.

(an open letter to R.)





correndo verso casa,
di ritorno dalla stazione
dove t'avevo lasciata
baciandoti le guance,
(un fiume in piena di domande
messe a tacere sulla lingua)
leccando via le lacrime dalle
tue labbra, il sole è quasi sorto.

la lunga statale dritta
era un deserto turchese con
schegge di luce rosa & avrei
giurato d'esser stato solo,
(non fosse stato per un autocarro
incrociato sulla strada che
ronzava veloce verso il mercato
della frutta); mi credevo di andare
in bocca all'aurora e non addosso
alla fine di quest'assurdo
romanzo sordo, rimasto 
parcheggiato in fondo ad un
binario morto.

era l'alba. la stagione
del nuoto mormorava un blues
nella tua lingua, lo ricordo:
<<at dawn we might be careful
for our love it might rise
at the end of the snow>>.
è stata la tua voce assente a cantarmi
tutto il tempo quelle parole,
ora lo sai.

c'è di più.
giunto a destinazione; di nuovo in porto,
lasciata alle mie spalle la
porta chiusa, ritornato
nella quiete massacrante
di una casa vuota ho raccolto
con cura i segni di te & i tuoi disegni
rimasti sparsi tutto intorno.
le due tazze, come intonse,
della colazione e il piatto
in porcellana sul quale avevi
sbucciato una pesca, il coltello
appoggiato con la lama
impressa del suo succo e
il dizionario idiomatico
english-italiano che
avevi lasciato aperto
poggiato sulla cassettiera
alla pagina <<come ti chiami?>>;
altro non c'era.
così almeno credevo, R.,
invece era l'inizio soltanto.

una volta nudo per la doccia,
scorrendo la mia immagine
sulla superficie dello specchio
del bagno, cercando ragioni
per un male così forte figlio
di una manciata di giorni
spesi insieme (davvero pochi),
ho trovato sopra il cesto
della biancheria sporca un tuo
braccialetto; lasciato lì,
dimenticato. l'ho portato
alle narici chinando la testa
contro il petto, odorandolo
con attenzione come fa
chi stringe fra le mani una reliquia;
il tuo profumo & le parole dolci
che ti dicevo, che mi dicevi:
<<you're so gorgeous baby!>>,
le tue braccia docili e rosee, le
tende pesanti della camera da letto,
quel vento fresco, tutto custodito
dentro quell'affare di poco conto &
di così grande valore per il fatto
che dentro aveva il tuo odore.
lo ricordo.

ci ritornavo forsennatamente come
un cane che cerca una pista da
seguire, e non si da pace.
e latrando di solitudine, mi dicevo:
<<sei cinico.. è tutto vero, è tutto
vero; non pensarci, non pensare male>>.

poi ho preso ad avere sintomi strani;
la mattina pisciavo aghi e altra merda
che non sto qui a dirti e ho capito
che c'era ancora qualcosa che avevi
voluto lasciarmi;
un ultimo, il più significativo, souvenir.
e non sbagliavo.
ricordo più di tutto quel dolore beffardo,
lancinante, che non mi lasciava
nemmeno la notte.
e il dottore fu chiaro il giorno
che mi decisi a farmi visitare:
<<lei deve stare più attento, signor C...>>

in quel momento ogni speranza
si è letteralmente ammosciata, cara R.,
non lo nascondo, ti ho maledetto.

ho maledetto te,
il tuo insignificante bracciale & la collana
che mi avevi dato come pegno, il tuo
italiano stentato e le parole melliflue
che usavi per incantarmi.
ti ho maledetto per una stagione intera
dopo una rivelazione così aspra.
ho lasciato suonare quel disco per
molto tempo ancora & non era più la tua
voce a parlarmi ma quella presenza
orrenda nella mia carne:
<<at dawn we might be quiet
for our bones they might rest
at the end of the snow>>
 perché l'ultima cosa che ho avuto
di te addosso non sono stati gli ultimi
baci della partenza né le tue
mani attorno al collo ma
quest'infezione sul mio sesso.


e gli angeli, non ci vuole un genio
per saperlo, non fanno equitazione
né seminano malanni
per il mondo, sorridendo.

Quando passa?

"E tu, in erasmus, perché non ci vai?
Non pensi a quest'esperienza
di vita, vita che qui già ti schiaccia
stantia, perché non vai via?

Hai forse timore? E' forse paura
di atterrare sospeso immigrato?
Ammarare, magari, ché il sale ci tempra
come cuoio conciato
amaro tabacco?
Non vedi? E' oltre, chi torna, è fermo
in stazione, aspetta che sosta
più sosta non sia, perché non vai via?

E' questo che fuggi? La muta
della pelle, del tuo esser te
o forse il collasso, l'oblio
del tuo masticato
coi denti ingialliti per fumo nervoso
del sale seccato
su spalle curvate in percorsi a ritroso;
di ciò che è costato, sì, avrai
nostalgia, ma perché non vai via?"

A stormi vi ho visti schiacciati dal Qui.
Qui, dove non resta che accordarsi allo stormo.
Io aspetto quello che non fa ritorno.