[Francis Bacon, Three Studies For Self Portrait] |
L’arcano
e il misterioso hanno
già
veduto il tramonto, eppure
sono
rimasti intoccati…
La città,
ormai
avvolta dalle ombre del crepuscolo,
emette un
fiacco canto estenuato dalla
decadenza
morbosa della
forma che
si disfa.
Le rovine
della sera…
mattino
dell’inesplicabile.
…
La
tracotanza dell’ineffabile trangugia
il
giorno.
Mi
esaspera.
Lo
sterminio dei dettagli essenziali
ostacola
la possibilità di costruire una gerarchia,
le parole
fluttuano intorno al fulcro,
diventano
vortici centrifughi.
Occhi a
spirale.
…
Non è
l’assenza di assoluti,
ma
l’eccesso di realtà insostituibili
che mi
paralizza, impedendo ogni
operazione
linguistica.
Cedo il
passo.
Mi sembra
ora che il mio corpo sia fatto
di cifre
pure.
…
Gli
oggetti vibrano,
salmodie
ronzanti impercettibili.
E per
quanto provi non mi
riesce di
costringerli ad esprimersi
né di
tradurre la lingua nella
quale mi
si rivelano.
Il canto
della notte oscura,
per
quanto fragile sia,
copre la
litania delle cose.
…
Mi
smarrisco nella materia, ed
è così
innaturale imparare a sgravare
sé
stessi.
Levarsi
da terra a dispetto delle leggi
della
fisica.
Non sta
tutto dentro ad
una
singola, né in
molteplici
apprensioni.
L’unica evidenza
possibile
mi par la
reticenza…
…
La
riluttanza delle cose mi
è ostile, mi ricaccia;
respingendomi
nella quiete,
pur muta,
dell’ intimo.
Ma io non
sono dato a me stesso
direttamente
nell’intuizione
pura.
Le mie
viscere non mi sono meno sconosciute
delle
voci là fuori…
…
Non mi
conforta sapere
che tutto
questo circo continuerà
a restare
in piedi ancora,
nonostante
io non abbia
più altro
da dire,
né mi
solleva immaginare
che
qualcuno riuscirà a spezzare
questo
silenzio, sfondando le linee.
Frazionando,
analizzando, spremendo.
…
E sempre mi
tormenta
questa notte che ho sulla lingua,
ogni momento;
come una violenta bufera
d'oscuro vento
che mi soffia via di bocca
le parole.
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