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giovedì 5 aprile 2012

LA NOTTE SULLA LINGUA


[Francis Bacon, Three Studies For Self  Portrait]




L’arcano e il misterioso hanno
già veduto il tramonto, eppure
sono rimasti intoccati…
La città,
ormai avvolta dalle ombre del crepuscolo,
emette un fiacco canto estenuato dalla
decadenza morbosa della
forma che si disfa.
Le rovine della sera…
mattino dell’inesplicabile.


La tracotanza dell’ineffabile trangugia
il giorno.
Mi esaspera.
Lo sterminio dei dettagli essenziali
ostacola la possibilità di costruire una gerarchia,
le parole fluttuano intorno al fulcro,
diventano vortici centrifughi.
Occhi a spirale.


Non è l’assenza di assoluti,
ma l’eccesso di realtà insostituibili
che mi paralizza, impedendo ogni
operazione linguistica.
Cedo il passo.
Mi sembra ora che il mio corpo sia fatto
di cifre pure.


Gli oggetti vibrano,
salmodie ronzanti impercettibili.
E per quanto provi non mi
riesce di costringerli ad esprimersi
né di tradurre la lingua nella
quale mi si rivelano.
Il canto della notte oscura,
per quanto fragile sia,
copre la litania delle cose.


Mi smarrisco nella materia, ed
è così innaturale imparare a sgravare
sé stessi.
Levarsi da terra a dispetto delle leggi
della fisica.
Non sta tutto dentro ad
una singola, né in
molteplici apprensioni.
L’unica evidenza possibile
mi par la reticenza…


La riluttanza delle cose mi
è ostile, mi ricaccia;
respingendomi nella quiete,
pur muta, dell’ intimo.
Ma io non sono dato a me stesso
direttamente nell’intuizione
pura.
Le mie viscere non mi sono meno sconosciute
delle voci là fuori…


Non mi conforta sapere
che tutto questo circo continuerà
a restare in piedi ancora,
nonostante io non abbia
più altro da dire,
né mi solleva immaginare
che qualcuno riuscirà a spezzare
questo silenzio, sfondando le linee.
Frazionando, analizzando, spremendo.

E sempre mi tormenta
questa notte che ho sulla lingua,
ogni momento;
come una violenta bufera
d'oscuro vento
che mi soffia via di bocca
le parole.






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