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martedì 17 aprile 2012

GIORDANO



/antropografia/

[Paul Coombs, Baboonery Drawing #8]



La tua lingua è un fiume
in fiamme che si spande
fuori dalle sponde della
bocca incrinata di carminio,
come se essa fosse
un argine piegato alla
furia di una piena straripante,
che quasi sfonda.

Tracimano dal fondo
denti di dolore aguzzi,
infilati uno accanto all'altro;
perle incastonate in gengive
di midollo che si sfilano,
una ad una,
fuori dalla foce,
fauci tremanti di parole.

Io sono su quelle labbra,
pronto a raccogliere ogni
goccia prima che quel fuoco
liquido si sparga a terra
e venga sprecato;
taccio, che la paura
di sciupare con parole
l’impeto di ciò che mi asperge
è grande.

-Io non conosco. Perciò ascolto-

Sulle sponde, al limitare
del tuo corso, non sono le imponenti
mura di Jericho, né il prodigioso rigoglio
delle valli di Hula o le rovine dell’antica
Beit She’an, ma grumi di pelle rappresa
e cicatrici.

Il tuo ventre pare la mappa di una regione
montuosa rigata di traverso e per il lungo di gole,
infossamenti e carsi.
La mostri, sollevando la maglia,
come a dimostrazione della verità
di quel che dici.

-Io non conosco. Perciò ti credo-

Colui che venne prima dell’oracolo
battezzò con acqua, poi venne il profeta
ad aspergere il capo dei suoi seguaci
con il fuoco sacro,
infine vieni tu, uomo-fiume,
a battezzare con l’acqua ardente me
e i miei amici con questo grido
di solitudine che ti esce dal
profondo;
uno spirito che si spande
a fiotti fuor del bicchiere,
proprio come si versa il bourbon che continui
a farti dar da bere.






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