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mercoledì 18 aprile 2012

Far&Away





Un confine sottile
- inchiostro di china su un velo di carta-
delimita un prima e un dopo.

Prima di accorgerti che tutto quello che hai
sta dentro ad un sacco di plastica nero 110x70
colmo di cose, non oggetti -cose-
I sicari del possedere.
La pioggia ti batte in faccia 
mentre chiudi la porta senza voltarti indietro
e ti senti invincibile,
con i tuoi 9 anni per gamba.
Inconsciamente l’avevi sfidata, la vita,
-Scuoti per me il terreno con tutta la tua violenza-
E lei ti aveva risposto con la consueta, sublime eleganza
trasformando il tarassaco in soffione
e con una folata di vento tiepido
aveva  sussurrato : -vola-
Arduo da descrivere a parole,
un Mustang lo farebbe meglio con gli occhi
ma per un attimo è esistito un mondo
in cui i cavalli correvano liberi.

Dopo, il prezzo da pagare.
Fantasmi bussano
reclamando il loro spazio,
baci affettuosi si tramutano in ghigni
che mordendo, ti strappano la carne.

Prima di sporgersi dal cornicione
di quell’immenso terrazzo con copertura in Eternit
guardandosi la punta dei piedi
senza più radici.

Dopo una mano tesa
E altri sacchi neri 110x70
fredde mattine senza sole
cibo senza sapore
trincee scavate dentro ore di sonno
che sfiammano il cuore
ma divorano il tempo,
alternate a costosi ed effimeri giri di giostra
inversamente proporzionali
all’adrenalina con cui ti ripagano.

Prima di schiacciare il numero 18.
L’ascensore che sale spinto dalla curiosità.
Un sorriso compiaciuto
da furto di caramelle in drogheria.
Le porte si spalancano sul corridoio, in fondo, una botola.
Scaletta angusta con ragnatele che si avvinghiano alle dita
-Maledetta fotografia, potevo farmi venire in mente un’altra idea-
E poi lassù  in alto, una visione.
Della solita città, questa volta -l’anima-
Un nuovo punto focale, da litigarsi con l’orizzonte
e l’imbarazzo di porgere infelicità
in cambio di tanta bellezza.
Quell’armistizio sarebbe servito per sempre
a scacciare la morte dal ricordo.

Dopo aver capito
perché da bambina urlò così forte
da far uscire i vicini in strada
quando fu abbattuto
il grande albero in giardino.
-“La piccola ha la sindrome del Barone Rampante”
Indovinò la vecchia Paulette.

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