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domenica 27 luglio 2014

IN LEVARE









Dicono che dopotutto i tempi 
non siano così male
e che la disoccupazione
sia tutta colpa dei calzoncini
maschili indossati 
nelle occasioni sbagliate.

Bologna è piana,
madida di pioggia piscio e fiato umano.
La città che non vorrei essere.
Non leggiamo più Dante,
ci propinano Dente.

Qualunque cosa si dica,
si finisce per ribadire il concetto dominante,
ciò che fa già parte del senso comune.

Qualsiasi cosa si dica la serenata del mondo
canta sempre
per quelli che non ne hanno bisogno.

Dente che impezza l'amica della tua amica, dici?
Niente di nuovo.
Qualcosa deve andargli storto.
Al quinto disco e ancora deve procurarsela con l'elemosina.

C'è davvero qualcosa che non funziona
in tutto questo.
Una qualche gigante rivelazione persa
deve essere qui da qualche parte
a portata di mano.

Una svolta epocale
è ai miei piedi.
Perché l'ho chiamata a me.
L'ho voluta.

Semplice com'è.

Sento le zanzare passare,
pungermi.
Soffiarmi all'orecchio, Francesca
e questo lo sai che significa?

Niente.
Perché io ti ho chiamata a me.
Perché il nostro sangue non vale
niente fuori dal corpo.

Si toglie, in sostanza, alle nostre vite
costantemente il niente,
quello che siamo a porte sfondate,
per esserci.

Andrai a leggere solo quello che hai visto
raccoglieremo ciò che si è seminato.

Una sterminata operazione di sottrazione: 42.

Lo sai che significa?

La risposta è molto semplice. È tutto uno scherzo colossale.
Su, levati la maglia.



martedì 18 marzo 2014

SUGGERIMENTO*



*[faites l'amour et recommencez]


[VI PHAM]




tutto, sempre!
al ritmo della 
beatitudine

ed è per questo
che continuiamo
a cercare
reciprocamente
i nostri corpi,
i nostri cuori

uno spazio che 
è fuga
ed evasione dallo
spazio stesso

e tu,
tu sei il mio amore,
il mio debutto.


martedì 6 agosto 2013

LA FESTA




in questa questua
è saper fare la ruota

essere capace di torcerti,
imparare a fare salti mortali
capriole contorsioni acrobazie

prenderla con calma,
saper tirare un respiro
prima di rituffarti
nella corsa

soprattutto prenditela comoda
e lascia che ti versino da bere

saperti scentrare sfondandoti,
ridiscendere fino alle fondamenta
del monumento del momento
disfare giù tutto
rifare daccapo tutto e
prendere il rischio, ballare.

è quel che resta che conta.
è la panna che non si smonta;
sono le tue labbra sempre umide
di baci

baci avuti, baci desiderati
e le narici, quelle della città,
e i suoi occhi dappertutto

di tutte le scene e le messinscena del caso
non ne resterà in piedi una
quando si spegnerà la musica 

a niente serve
fare la finta di farla finita
puntare i piedi su questioni
di principio
metterla sul personale
lamentarsi
procrastinare

piuttosto improvvisa
aperitivi estemporanei
alle tre del pomeriggio
amala alla follia
ammalati di qualcosa
ammàliati di tutta la notte che puoi

soprattutto prenditela comoda
e lascia che ti versino da bere

ora sento salire il suono
di quella musica di cui mi avevano detto,
lo sento schioccare nel lento
movimento del tuo paniere scarno,
è un turbinio sussurrato

io non ho mai niente,
tu stessa non hai niente
e questa è una festa

non avere mai nulla da dimenticare,
saper chiedere
né avere mai alcuna pretesa,
saper perdere.















lunedì 22 aprile 2013

AUTOSUFFICIENZA









dalla testa alla tastiera il passo è difficile
la notte singhiozza, ammaliante silenzio: Fitzgerald non aveva un blog
bevo americani come un'italo-americana di seconda generazione
con la preoccupazione
di non piacere ai più, di non avere un domani sul serio
con la fissa fottutta, la fifa, di doversi rendere utile
nel senso che la pistola può avere
facendosi letteralmente sparare in bocca.
su quale labbro ho lasciato appiccicato l'ultimo sorriso utile
con quali passi ho concluso la mia carriera di ballerino
perché non mi ci viene mai di essere anche
solo quattro minuti interessato sul serio
(alla faccenda umana in generale),
o interessante.
gli uomini sono i cani dell'interesse.
dei veri detective: lo fiutano.
io sono fuori di me,
non mi trovo.
non ne ho la più pallida idea.
vero è che la "poesia!" non importa a nessuno
la sentono tutti
ed ognuno, a suo modo,
è un golfista della sensibilità.
cazzate.
ad un'happening.
al tramonto.
mentre l'acqua scroscia
il sole scende
la nazione si arrende.
volevo un disco buono.
un discorso fatto di innumerevoli silenzi
in distese di oblio,
voglio un percorso sciagurato.
la pace mi dà noia.
pugni sono:
i sorrisi affettati
le battute di circostanza.
gli occhi beceri delle amanti
(altrui, pure, come ombre).
la mia solitudine.
dove ho lasciato quei quaderni che mi servivano
da specchio
in quale camera di terza categoria
posso averli dimenticati
abbandonati
volutamente
lasciati a fremere poggiando
su un comodino di noia.
io non sono il piacente
sono quasi morto
ma non m'importa
l'importo delle mie consumazioni
è corto,
il tempo immenso.
io sbiadisco nel racconto inutile
mai sentito
dell'ascolto
stesso
che sé stesso ascolta
auto-zittendosi
finalmente sente
sente
sente
da ultimo
non parla
non radiografa minuto per minuto
non posta
ma vive,
che da dire non c'è rimasto
più niente.





mercoledì 27 marzo 2013

SENZA FINALE

Il bar dove facevo colazione
Mentre studiavamo per la maturità
(Oggi mi sembra ci fosse sempre il sole,
In quell'estate di feste, proteste e biblioteca,
Anche se poi riguardo le foto
& provo imbarazzo per la faccia
Che mi portavo in giro)
Avrà cambiato 4 proprietari nel frattempo
& adesso sembra aver puntato
Tutto sugli aperitivi
Quando io ho un'età in cui oramai
Bisognerebbe trovare il pudore di smettere
& sublimare - Che so, la
famosa "Etica del lavoro", l'orologio d'oro, l'ero
- & in parte è cambiato tutto, e in parte è tutto uguale
Perché uno aspetta sempre che finisca
E di svegliarsi un uomo nuovo, l'indomani
Mentre tutto va sempre così lento
E mi basta niente per tornare
Indietro di un decennio
Ed è meglio alla fine evitare di pensarci
Anche se non serve un metereologo a capire
Che la mia storia è uguale a infinite altre
E si interromperà un giorno a metà pagi-

mercoledì 20 marzo 2013

FUOCO LIQUIDO









lei mi aspettava
stesa sul letto
a cosce spalancate
lussuriosa
toccandosi
con il palmo premuto
contro la sua rosa
carnosa,
avida.

era brava.
le veniva naturale
quel modo;
assolutamente elementare,
non avendo mai avuto
nella sua vita
di ragazza
un attimo per pensare
considerare
farsi venire delle idee
o persino un dubbio
confusa dalla noia
com'era
viveva così:
l'istinto puro.

la sua testolina
era uno scantinato umido
ma c'aveva
il fuoco fra le gambe;
linfa che colava
scrosciando
giù sulle lenzuola
del mondo,
da fare invidia.

sapevo poche cose
come al solito,
una sola quasi certa:
non ero l'unico
- ma che importa -
mi dicevo,
saresti proprio
uno stupido a pretendere
l'esclusiva su una 
meraviglia tale.

e continuavo
a ridere fra me e me
fumando interminabili
notti a mal-di-testa & tonic:
- vedi, questa
è una donna sincera - 
mi dicevo,
la renitenza e la riservatezza
sono doti che stanno
bene addosso
ad una signora a teatro
o nei caffè in cui la gente
conversa
conservando di sé il meglio
per fare bella mostra di tutto
l'amor proprio
di cui capita di gonfiarsi
andando verso la trentina.

ma a letto
una donna intelligente
è una furia succhia-sangue
davvero,
poco importa che sappia
di musica o letteratura.
quello serve per darsi un tono
tra una chiavata e l'altra
o per fare un figurone
con gli amici del club della pipa.


lei era quello che vedevo,
niente trucchi né forzature:
le grandi labbra rosee
bagnate
bisognose di cazzo
e di morsi,
in fiamme.

per quanto non parlassimo affatto
il suo modo era fenomenale,
più vicina al genio di quanto
non lo fossero le frigidone
che frequentavo alla 
biblioteca.
la costruzione dell'apparato loro
circostante costituiva
la peculiare via di fuga
primaria che perpetravano
con infaticabile solerzia
nei confronti della propria
femminilità primitiva
in sostanza
tutta critica e poca poesia,
sublimazione.

non so come sia,
ma un certo punto
deve essere successo
che hanno cominciato a considerare
la propria fica
come un'appendice del
proprio cervello
e i loro uteri hanno preso a
rassomigliare alle pieghe pigre
di un intestino tenue
e so per certo
- me le vedo - 
che, una volta sole,
si masturbano con foga
con tutta la forza che possono
con la stessa energia
con la quale nessuno 
le ha mai scopate
prese come sono a girare
con dottorandi tutte ciarle
e niente genitali
con le mani pusillanimi
che le vedi
e i loro occhi che
non hanno mai visto il fondo
del sacco.

quanto a lei
non saprà mai niente 
di Kieslowski
o del nichlismo russo
ma sa farsi carne
sa far bruciare
come un fuoco greco
il mistero
che mi tiene ancora qui
attaccato a questa cosa,
vita.