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lunedì 22 aprile 2013

AUTOSUFFICIENZA









dalla testa alla tastiera il passo è difficile
la notte singhiozza, ammaliante silenzio: Fitzgerald non aveva un blog
bevo americani come un'italo-americana di seconda generazione
con la preoccupazione
di non piacere ai più, di non avere un domani sul serio
con la fissa fottutta, la fifa, di doversi rendere utile
nel senso che la pistola può avere
facendosi letteralmente sparare in bocca.
su quale labbro ho lasciato appiccicato l'ultimo sorriso utile
con quali passi ho concluso la mia carriera di ballerino
perché non mi ci viene mai di essere anche
solo quattro minuti interessato sul serio
(alla faccenda umana in generale),
o interessante.
gli uomini sono i cani dell'interesse.
dei veri detective: lo fiutano.
io sono fuori di me,
non mi trovo.
non ne ho la più pallida idea.
vero è che la "poesia!" non importa a nessuno
la sentono tutti
ed ognuno, a suo modo,
è un golfista della sensibilità.
cazzate.
ad un'happening.
al tramonto.
mentre l'acqua scroscia
il sole scende
la nazione si arrende.
volevo un disco buono.
un discorso fatto di innumerevoli silenzi
in distese di oblio,
voglio un percorso sciagurato.
la pace mi dà noia.
pugni sono:
i sorrisi affettati
le battute di circostanza.
gli occhi beceri delle amanti
(altrui, pure, come ombre).
la mia solitudine.
dove ho lasciato quei quaderni che mi servivano
da specchio
in quale camera di terza categoria
posso averli dimenticati
abbandonati
volutamente
lasciati a fremere poggiando
su un comodino di noia.
io non sono il piacente
sono quasi morto
ma non m'importa
l'importo delle mie consumazioni
è corto,
il tempo immenso.
io sbiadisco nel racconto inutile
mai sentito
dell'ascolto
stesso
che sé stesso ascolta
auto-zittendosi
finalmente sente
sente
sente
da ultimo
non parla
non radiografa minuto per minuto
non posta
ma vive,
che da dire non c'è rimasto
più niente.





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