POST HIT: marzo 2012

venerdì 16 marzo 2012

L'UOMO NUOVO












[dotato (su richiesta) del pulsante per l'auto-distrazione]




Armato di costole antiproiettile,
sesso retrattile,
rettile sociale,
vertebra ancestrale anchilosata.
L'osso sacro.
Ancipite,
sempre sull'incipit della propria
rinnovata rettitudine,
coordinato nell'abitudine.
Ornato e costernato,
sempre con addosso
biancheria costosa,
a faccia nuda.
Succo acre che suppura
da ulcere di grasso,
con il sangue rosso
e il colesterolo alto.
Mani prensili,
vista stereoscopica,
rodo-dattilo,
tratta tutti con tatto
come da contratto.
Attila slanciato delle file,
sempre attento a tentare di sfondare,
nell'attesa di qualcosa di meglio
da fare.
Superstar dei superstiti,
super-nutrito e impotente,
super-produttivo e supplicante,
superuomo supino,
supplente;
più che altro supertestimone
meravigliato dello spettacolo folle,
ballerino pallido in estasi
da superdose d'auto-aiuto.
Tenera risata bipede di
labbra bimetalliche bimillenarie,
bocca di desiderio,
cuore impazzito,
auto-munito, automatico, autolatra.
Esperto di auto-diagnostica,
portato all'autocoscienza
 mediante autofecondazione.
Terra-terra, ma
dotato di super-razzi
terra-aria.
Fermo all'autogrill, con il culo a terra.
Alato, annoiato, tutto incluso;
stanco soprattutto,
molto stanco.
Versione full optional,
nuove applicazioni presto disponibili,
(ad free con il premium upgrade).
 Fa buona impressione
con quell'espressione
di condiscendenza,
che è il suo marchio di fabbrica,
che intanto non c'è mai da ridire su niente,
da inorridire semmai,
casomai,
 non importa.
Almeno è in full HD.










giovedì 15 marzo 2012

Mentre attraverso con la metro l'onda bruna
Spesso mi ritrovo a canticchiare
"A modo mio
Quello che sono non l'ho voluto io"
Anche se non tornano la metrica, né il senso
Lucio in effetti aveva visto la luce
Mentre noi siamo persi nelle tenebre
Da cui riemergiamo ogni mattina
Con le facce scavate
Le camicie non stirate
& un'incoscienza sempre più rapace.

lunedì 12 marzo 2012

COLLAGE





Canto a te, sconosciuta
che beve rosso ai tavoli
della vita nuova
ridendo delle acconciature
fuori moda delle passanti
più vecchie;
Canto a te, gioventù
del domani che compri
coca agli angoli delle strade,
sotto i portici, nelle piazze
nascosta dietro edicole
con le serrande serrate.

Canto a voi, maschere
festanti fuori tempo massimo,
fuori luogo, fuori di testa,
a voi che ancora avete il fiato
di fare la festa;
Canto ai cartelli dentro
le vetrine desolate:
“si svuota tutto per cessata attività”;
Canto i bordelli, gli ospedali,
le stazioni abbandonate dei
paesi di provincia.

Canto a te, Città della Morte,
funerale galleggiante del pianto,
laguna striata di verde notturno
che odori di spezie e salsedine;
tutti i poeti ti hanno fatta grande.
Canto  a te, straniero
che batti i denti e tremi,
scosso dal vento, con
la testa poggiata ad uno scalino
e l’asfalto come cuscino;
la notte digrigna e ulula,
tu cerchi il sonno sotto
tre strati di pagine con le  
quotazioni delle borse ed
analisi del mercato
finanziario mondiale.

Canto a te,  ragazza
che hai comprato un lavoro
pagato ragionevolmente ad
un gerontoraptor avvizzito;
il cazzo gli puzzava di pesce vecchio ma
gliel’hai preso in bocca lo stesso.
Canto a te, canzone popolare
di festivalandia perché verrà
sicuro il tempo in cui sarà
necessario che tu ti redima
e chieda perdono per
la sporcizia che è la
tua grigia vacuità.

Canto a te, ragazzino
che protesti senza
cognizione di causa,
perché l’innocenza è
se non altro un attenuante
e la tua rabbia giusta.
Canto a voi, accademici
imbustati nei paletot,
appollaiati a seggiole dietro
cattedre imponenti,
impotenti fuor dei vostri aridi
potentati.


Canto a te Bellezza eterna,
iato indefinito;
Vieni! Esplodi! Salva!


Canto a te, stagista
addetto alla fotocopiatrice,
canto al tuo mento triste,
alle gambe tremende delle
assistenti del direttore;
Canto a voi, femmine del capo.
Canto agli amari, ai bicchieri,
alle sinfonie agrodolci;
Canto a te, fervidamente
fantastico, sconsolatamente
volgare quotidiano.

Canto ai treni persi,
agli autobus in orario,
alle mamme intraprendenti;
Canto agli angeli gai
che suonano musica
coi computer e sono geni
del profumo primaverile;
Canto alle rane e all’uomo
che distillò la fragranza perfetta.

Canto ai culi grassi dei politicanti,
alle urla scimmiesche degli oratori
da comizio, ai cori da stadio,
ai pareggi in parlamento;
Canto ai cruciverba degli statali,
all’italian way rigorosamente
scritto in inglese ma dettato in tedesco;
Canto ai rebus e alle definizioni facili,
alle morti giovani, ai betabloccanti.

Canto a voi, circhi
traboccanti di evasione,
occhi vomitanti budella di
“no so cosa farò del mio futuro”;
Canto a voi, topi d’appartamento.
Canto a te, badante rumena
che covi uova di rancore mentre
accudisci la nonna di qualcun altro;
Canto a te, italiano medio
delle statistiche;
Canto a te, italiano che alzi il medio
nel traffico e schiacci il clacson
con la foga di un rinoceronte,
a te che abbassi le medie e dici che al
peggio non c’è rimedio.

Canto a te, bambino
che corri in solitaria
su pavimenti fatti di schermi
TV e biberon catodici;
Canto a te, puttana
che vendi al mondo
l’unica cosa che hai per campare,
come solo il più generoso
dei capri espiatori di un
sacrificio necessario
può fare;
Canto a te, idiota che ride.

Canto a te debole Bellezza,
Vieni! Esplodi! Salva!

mercoledì 7 marzo 2012

Vandalizzare Schönbrunn

Quando siamo solo io & lui
- Io e il mio roommate messicano, intendo,
Che lavora da McDonald's part-time,
Pochi party se porti in eredità un passaporto non-EU
& pretendi di passare da questa parte -
E ci beviamo una birra prima di andare a dormire
Ogni volta lo istigo e gli e gli dico che una buona volta dovremmo
Prendere la metro e andare in centro
A vandalizzare Schönbrunn
Che è ancora lì, ottusa, asburgica & immacolata
E neanche si vede dal nostro studentato
Che si specchia su un Danubio assai poco da cartolina
& che sarà ancora in piedi, anche quando noi
Avremo finito di dissipare queste vite che capiamo a stento,
Noi, fuori-sede, fuori-fuoco, contro-tempo.