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sabato 14 maggio 2011

Alla fine...

Alla fine tutto si risolve nella nostra irresolutezza.
O meglio, vi si complica.
Sappiamo perfettamente ciò che vogliamo e ci rifiutiamo di ottenerlo.
Ci illudiamo: di volere altro, o altro ancora, che il destino, o l'inconscio,che le forze oscure...
ma dovremmo, dobbiamo, in fin dei conti siamo sempre noi.
Perché allora condannarci?
Perché infilarci il cappio al collo e dare allo sgabello l'ultimo calcio?
Perché non pesare i pensieri, e i fatti, i gesti, i rapporti
e poi, sinceramente, senza paura di ferire o ferirsi, agire?
La nostra debolezza è dunque solo debolezza e per nulla duttilità?
Siamo il ramo morto che si spezza, non quello verde che oppone una strenua resistenza
e si piega si piega, si rovescia su se stesso, cedendo tutto e rimanendosi fedele sempre
non quello?
Il ramo morto, chissà da quanto tempo.
E aspettiamo allora, l'accetta che ci liberi dal cieco tormento che è vivere da morti
che è fissare senza vedere, che è il pensiero senza sangue, senza carne
sereni attendiamo quel colpo senza sbavature, secco e deciso
che recida il ramo dal fusto, e poi la mano che ci poggi insieme ad altri e appicchi fuoco a tutto.

1 commento:

  1. il pensiero senza sangue, senza carne! mi piace proprio mannnnnnnn! la prossima parola è PIRATA!

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