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sabato 12 febbraio 2011

E. DERELITTO



I tuoi occhi lucidi neri come di
notte in fiamme nebbia e cieli deserti
piangono viali disperati di solitudine
discesi lacrimando fino ai tuoi piedi,
gonfio d'ansia di vedere

Allo stesso modo in cui le cataratte
erano scese sul volto di tuo padre
costretto dal senso di colpa sul letto di morte
per la sorte che era toccata al ragazzo
investito schiacciato dall'auto

Similmente era morto tuo fratello anni prima,
sarebbe stato il maggiore fosse
vissuto più a lungo, adesso il piccolo porta
a spalle il suo nome: Lorenzo si chiama,
una corda bene stretta alla gola

Ora che sai a che servono le parole ed i nomi propri
resti muto allo specchio, buio, e
puoi vedere cosa uccise tuo padre e il
male che ti sta lentamente spegnendo,
un madido relitto d’ombra senza madre

Il ricordo di tuo fratello steso in mezzo alla strada
ossessione del tuo vecchio e
le mani giovani del ragazzo ucciso
lo venivano a cercare spesso in sogno e
nel delirio urlava il nome di suo figlio

L’avresti strozzato nella rabbia come un cane inutile
una notte d’estate
dopo tutto quel dolore impotente
che vi riempiva violento le budella ma
soffocasti il fiume per consolare mamma

E la vendetta che stroncasti ti si fa incontro ora
t’inchioda al delirio
ora perché il frutto che disprezzavi
è vivo e ti cinge le mani al collo,
è appunto l’odio di cui sei padre figlio e fratello.



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